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Pappa Reale: rischi e controindicazioni

In più occasioni sul sito apematta sono stati trattati i molteplici benefici che porta l’assunzione della pappa reale.

L’articolo che segue è sicuramente molto interessante da questo punto di vista, presenta vari aspetti interessante sugli effetti dell’assunzione e come scegliere quella migliore per le proprie necessità.

E’ comunque lecito e necessario chiedersi anche se l’assunzione della pappa reale presenti delle controindicazioni.

Occorre rilevare quindi che alcuni componenti della pappa reale possono rappresentare un rischio per persone con particolari sensibilità, intolleranze o allergie vere o proprie.

Pappa reale: potenziali rischi

Primi fra tutti è necessario ricordare i pollini; essendo un prodotto dell’alveare è assolutamente normale che anche nella pappa reale siano presenti i vari pollini che le api stanno raccogliendo durante la produzione.

La sensibilità ai pollini sfocia normalmente all’asma, tanto fastidiosa nei periodi primaverili quando i pollini dispersi in aria provocano fastidio a tante persone.

Un altro potenziale rischio che va menzionato è l’alta presenza di proteine che se da un lato è un fattore benefico in persone che fanno una vita sana e adottano una dieta corretta, in casi di particolari patologie questo può essere un fattore di rischio.

In caso di dubbi sulla possibilità di assumere pappa reale per patologie in corso o allergie il miglior consiglio è quello di rivolgersi al proprio medico per un consulto.

In letteratura vengono segnalati episodi di stipsi, diarrea, asma, gastriti, dermatosi; sono episodi molto rari, ma è necessario individuarli per prendere eventualmente le dovute contromisure.

Conclusioni

A chiosa di questo articolo diciamo che persone sane senza episodi di allergia ai pollini o alte patologie possono assumere pappa reale senza porsi alcun problema, ma nei casi in cui siano presenti patologie o convalescenze vale la pena fare un consulto con il proprio medico per fugare ogni dubbio.

Se vuoi un prodotto sicuro e biologico puoi scegliere la confezione di pappa reale fresca più adatta a te, dal flacone da 10g al vasetto da 100g, adatto ai grandi consumatori (e ce ne sono).

Pappa Reale Fresca Italiana Biologica 10 grammi
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Pappa Reale Fresca Italiana Biologica 20 grammi
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Pappa Reale Fresca Biologica Italiana 100g
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Il punto di vista dell’ape sul polline

Favo con polline immagazzinato

Il polline rappresenta la componente proteica della dieta delle api.

Se il miele possiamo considerarlo il carburante delle api adulte, il polline, ricco di proteine e aminoacidi, rappresenta l’alimento necessario per allevare nuove api sane e robuste che possano contribuire al benessere collettivo.

Il polline viene bottinato dalle api sui fiori ed è proprio grazie a questa attività che le api possono svolgere il loro ruolo più prezioso ed insostituibile di impollinatore.

Passando di fiore in fiore trasportano il polline di uno nell’altro permettendo che dal fiore si generi un seme che potrà dare vita ad una nuova pianta.

Pane d’api

Come per il nettare, che per l’uso e la conservazione viene trasformato in miele, anche il polline non viene immagazzinato tal quale, ma viene trasformato in quello che viene chiamato pane d’api.

I granuli di polline raccolti dalle api bottinatrici vengono impastati con il nettare ed arricchiti di enzimi propri dell’ape e vengono compressi all’interno delle cellette esagonali dell’alveare divenendo così pane d’api.

Nella foto a corredo di questo articolo si vede proprio il pane d’api, composto da una grande varietà di colori per la grande varietà di fiori visitati e se ne apprezza la compattezza e la lucentezza prodotti dall’aggiunta del miele e dalla compressione operata dalle api operaie.

Il pane d’api, grazie agli enzimi ed al miele, stagiona con il tempo, il guscio dei granelli di polline (normalmente molto resistente) viene rotto dalla fermentazione rendendo le proteine contenute nel polline utilizzabili per l’alimentazione delle giovani api.

Immagine di pollini al microscopio con i loro gusci molto coriacei.

Questa forma di immagazzinamento permette al polline di essere conservato nell’alveare per molti mesi, permettendo alla colonia di raccoglierlo nei mesi pre-invernali, prima di andare in riposo, per poi utilizzarlo in primavera per la crescita della colonia per iniziare una nuova stagione nel migliore dei modi.

E’ molto affascinante come le api si siano specializzate nell’uso di un prodotto raccolto in natura che necessità però di una serie di operazioni che nel corso dei millenni le api hanno imparato a fare molto bene.

Curiosità sul polline

Il colore del polline può dirci molto di ciò che stanno raccogliendo le api perché ogni polline ha un colore ben preciso.

Molti hanno sfumature di giallo, ma alcuni hanno colorazioni particolari.

Nella foto ad esempio di osserva del polline nero, tipico del papavero e il colore viola tipico del fiore di coriandolo.

Abbiamo quindi indicazione che le api di questo alveare hanno trovato una buona fioritura di papavero e di coriandolo, oltre a tante altre fioriture che dalla foto è difficile identificare.

Che sapore ha la pappa reale ?

Chi usa o ha usato la pappa reale come integratore naturale per rinvigorire l’organismo sa già quale sapore ha la pappa reale, ma per tutti gli altri questo articolo può essere interessante.

Il fatto che sia un prodotto delle api può far pensare che si tratti di un prodotto dolce, del resto le api si alimentano di miele e polline, entrambi dal gusto dolce e molto piacevole.

Di fatto però occorre notare che la pappa reale non viene raccolta, ma viene prodotta dalle api. Api nutrici per la precisione (dal 4° al 15° giorno di vita), che alimentandosi di nettare e polline, sono in grado di generare questo prodotto unico: la pappa reale.

L’analisi chimica della pappa reale rivela che la sua composizione è acqua (dal 57% al 70%), proteine (dal 14 al 15%), zuccheri (circa 13%), lipidi (dal 3 al 4%) e vitamine (2%).

Gli zuccheri quindi compongono la pappa reale solo per il 13% circa, la parte più importante della sua composizione sono le proteine, presenti nell’ordine del 14 / 15%.

Quindi qual è il sapore della pappa reale ?

La pappa reale ha un sapore acidulo di intensità variabile in base all’alimentazione delle api che la generano, ma è presente anche la nota dolce conferita dagli zuccheri presenti.

La pappa reale fresca in generale ha un grado di acidità meno percettibile e risulta più piacevole.

Si presenta come una gelatina bianco giallastra e se correttamente conservata in frigorifero ha una lunga durata, mantenendo le sue proprietà grazie agli antiossidanti presenti.

L’assunzione avviene tramite una piccola paletta adatta a raccogliere circa 0,5g di pappa reale nel vasetto da sciogliere sotto la lingua, facendola assorbire dalle ghiandole della bocca per una assunzione più veloce e diretta.

Pappa Reale Fresca Italiana Biologica 10 grammi
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Pappa Reale Fresca Italiana Biologica 20 grammi
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Pappa Reale Fresca Biologica Italiana 100g
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Unicità della pappa reale

La pappa reale è un alimento dalle proprietà sorprendenti e d uniche.

All’interno dell’alveare è in grado di modificare velocità di sviluppo e la morfologia delle api che se ne alimentano.

Infatti l’unica differenza fra lo sviluppo di un’ape operaia o di un’ape regina è l’alimentazione, che per l’operaia è composta da una miscela di pappa reale, miele e polline, mentre le regine vengono alimentate con sola pappa reale pura.

Per l’assunzione umana se ne apprezza la grande presenza di antiossidanti e di proteine allo stato fondamentale, ovvero aminoacidi.

Gli aminoacidi sono i mattoni delle proteine e sono la forma più utilizzabile dall’organismo, un bel vantaggio rispetto alle proteine, sia quelle animali che vegetali.

Se vuoi acquistare pappa reale fresca pura ti invito a vedere i prodotti disponibili su questo sito, tutti di produzione diretta artigianale, senza nulla di aggiunto.

Pappa Reale Fresca Italiana Biologica 10 grammi
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Gli agricoltori protestano, un punto di vista apistico

Fine Gennaio 2023. E’ notizia di questi giorni il malcontento degli agricoltori che in tutta Europa marciano nelle città per protestare contro le nuove politiche europee (PAC) che impongono diversi cambiamenti non graditi.

Uno degli argomenti mal digerito è il contributo per lasciare una parte dei propri terreni “incolti”.

In particolare l’Europa chiede che il 4% dei terreni coltivati sia destinata ad altri usi che non sia la coltivazione.

Questi terreni possono essere utilizzati in più modalità, ma visto che qui si parla di apicoltura e api, una in particolare risulta in tema ed è stata studiata per aiutare gli insetti impollinatori.

Si tratta del cosiddetto Eco Schema 5 che prevede la semina, in questi terreni o fasce perimetrali, di sementi mellifere con l’obiettivo di dare sostegno agli impollinatori selvatici.

Quindi non una misura che aiuta gli apicoltori con le loro “api da miele”, ma situazioni che possano fare tornare a un ripopolamento di apoidei selvatici schiacciati dalle monocolture che si sono sempre più imposte.

Un intento tutto sommato nobile, ma che ovviamente sottrae terreno alla coltivazione di derrate alimentari.

A questo punto si potrebbe finire a parlare della volontà politica, di sovranità alimentare e di tanti argomenti che non sono di mio interesse, quindi facciamo un passo oltre…

Se devo pensare al tentativo di ripopolare le campagne degli insetti impollinatori non posso che essere d’accordo.

Negli ultimi decenni si è corsi verso una industrializzazione della agricoltura che ha portato alla riduzione o eliminazione delle siepi, dei fossi, delle bordure, degli alberi all’interno o nel perimetro dei campi coltivati, tutto con l’obiettivo di rendere più snello il lavoro di macchine agricole sempre più grandi e veloci.

Se oggi c’è un tentativo di riequilibrare in parte questo disequilibrio non lo reputo un errore.

Sul versante dell’apicoltura (quella praticata da noi apicoltori con l’obiettivo di raccogliere miele o altri prodotti) questo non porta a vantaggi perché le estensioni sono minime e non portano a raccolti interessanti e sotto questo punto di vista occorre fare un’altra riflessione.

Come l’agricoltura industriale ha portato a riduzione di biodiversità, scomoda al trattorone, anche le sementi hanno subito una trasformazione.

Anche se gli OGM in Italia non sono consentiti, è permesso l’uso di ibridi e grazie a questi si è comunque arrivati ad avere delle sementi snaturate rispetto a qualche decennio fa.

Con questi ibridi le colture in molti casi necessitano di un intervento meno decisivo degli impollinatori, presentano caratteristiche tecniche del seme più interessanti per il mercato ma per contro forniscono meno nettare e polline, sostanze essenziali per gli apoidei, selvatici o allevati che siano.

Per fare un esempio, su una coltura di girasole che fino a qualche decennio fa permetteva un buon raccolto di miele, oggi consente di raccogliere molto poco, se non addirittura nulla…

Le sementi però sono diventate “alto oleiche” e il mercato richiede ormai solo queste, costringendo chi magari vorrebbe coltivare il seme tradizionale a orientarsi sul seme innovativo e tecnologico, pena il non ritiro del raccolto da parte del mercato…

Stesso discorso per le colture di cipolla, se un tempo si poteva sperare in una buona importazione di nettare di cipolla, oggi questo non avviene più e ovviamente molti insetti ne soffrono.

Questo ha portato a una riduzione di produzioni apistiche che, a cascata, ha trascinato il mercato del miele nazionale ed europeo in generale verso una curva discendente che si spera stia arrivando al suo punto più basso.

A questo proposito infatti anche gli apicoltori, in particolare in Francia, stanno iniziando a protestare e di questo voglio parlare in un prossimo articolo.

In Francia si sa, hanno fatto la rivoluzione… In Italia siamo molto più pazienti e tolleranti, ma sono molti i colleghi che si tanno disinnamorando e allontanando da questo mestiere.

Si assisterà a una riduzione della popolazione di api così fondamentali per l’ecosistema ?
Penso di no, ma mi attendo una bella trasformazione del settore.

Intanto ti invito a leggere anche un altro articolo su questo sito dove parlo delle difficoltà del settore apistico, premessa al prossimo articolo che pubblicherò.

La Tempesta Perfetta dell’Apicoltura Italiana

Con il termine “Tempesta Perfetta” si identifica una concomitanza di circostanze negative che operano inaspettatamente insieme per generare un evento catastrofico.

Con le dovute proporzioni, penso che in questo periodo storico l’apicoltura Italiana stia attraversando proprio questa situazione.

Mutamento climatico e Pratiche agricole

Un prolungato mutamento climatico avverso e delle pratiche agricole sempre più sfrenate ha determinato un calo di produzioni inimmaginabile.

In alcuni degli ultimi anni si può parlare tranquillamente di produzioni che si attestano ad 1/10 di quanto si sarebbe prodotto 10 anni fa.

Il capitolo agricoltura richiederebbe un capitolo a se, ma volendo vedere alcuni degli aspetti più salienti basta pensare che si sta sempre più diffondendo l’agricoltura intensiva con uno del terreno sfrenato.

L’uso di pesticidi, fungicidi ed erbicidi ha subito un incremento spaventoso e lo spargimento di queste sostanze chimiche nell’ambiente rende molto difficile la vita delle api, uno dei migliori indicatori ambientali, utilizzate perfino per controllare lo stato di inquinamento delle aree urbane.

Nell’agricoltura intensiva non sono tollerate erbe infestanti (nome fantastico per chiamare i fiori di campo) e non sono tollerate siepi (che fiorendo nutrono api ed altri insetti), perché richiedono spostamenti più lunghi dei mezzi agricoli, sempre più grossi e costosi.

Miele a basso costo

Ingresso di miele a basso costo dall’estero ed “invenzione” del miele artificiale.

Il calo della produzione ha comportato un progressivo aumento dei prezzi del miele all’ingrosso.

Prezzi che si sono alzati talmente tanto da spingere chi commercializza miele (nel settore apistico si definiscono “invasettatori”) a cercare miele a prezzi più contenuti all’estero, con drastico calo della qualità, ma con un maggiore appeal verso il cliente finale.

Negli ultimi anni stiamo osservando anche l’introduzione di miele artificiale, che viene descritto come equivalente al miele, ma che non può palesemente essere equivalente al miele visto che il miele è prodotto dalle api.

Lo si potrebbe chiamare semplicemente sciroppo di zucchero elaborato, visto che questo è…

Ma il termine “miele” ha un suono molto più piacevole per il consumatore, quindi meglio sfruttare le api come portatrici di un immaginario salutistico e abbandonale subito dopo per strizzare l’occhio a tutti quelli che pensano che le api vengano sfruttate.

Inflazione

Inflazione galoppante con costi di produzione alle stelle.
Qualcuno si aspetterà forse che le api producono miele e noi apicoltori lo raccogliamo. Nulla di più lontano dalla realtà.

Produrre miele ha dei costi elevati in termini di impegno lavorativo, spostamenti, logistica estiva ed invernale.
Sono necessarie continue operazioni sugli alveari per seguire le colonie nel loro sviluppo, per accompagnarle, senza destabilizzare il loto equilibrio.

Per produrre miele il primo e fondamentale passo è avere famiglie di api forti ed in salute, ma per ottenere questo risultato è necessaria una supervisione continua con viaggi settimanali verso le postazioni dove risiedono gli alveari.

La stessa inflazione che colpisce l’apicoltore, colpisce parimenti anche il consumatore, che più difficilmente deciderà di spendere un po’ di più per acquistare miele italiano di qualità quando l’offerta del supermercato è a prezzi stracciati.

Cosa ci sia nei vasetti per me è un mistero visto che in alcuni casi costa praticamente meno dello zucchero. Zucchero che è uno dei beni che ha subito i maggiori incremento di prezzo…

Conseguenze

Con quanto detto la situazione del mercato del miele è decisamente in crisi.

Il mercato assorbe con difficoltà il miele degli apicoltori italiani che per forza di cose ha un prezzo che deve coprire i costi e remunerare il loro lavoro.

Il consumatore si vede costretto a risparmiare su tutto, compresa la qualità degli alimenti.

In tutto questo l’apicoltore si trova nella situazione di avere alti costi di produzione, basse produzioni, difficoltà a vendere il frutto del proprio lavoro e quindi, in ultima analisi, difficoltà a sostenersi.

Ottimismo sempre e comunque

La buona notizia c’è! Siamo in una situazione particolarmente negativa, se ancora non siamo arrivati a toccare il fondo, ci siamo molto vicini.

Questo significa che in qualche modo le sorti dell’apicoltura potranno risollevarsi nei prossimi anni, ne sono convinto.

Nel frattempo tanti apicoltori stanno ripensando al proprio progetto di vita, perché se investire in apicoltura offre un ritorno incerto è necessario trovare altre fonti di reddito, perlomeno in attesa di tempi migliori. Io sono uno di questi.

Mi sono trovato a valutare varie soluzioni, l’unica che non ho valutato è l’abbandono di questa attività che prima di tutto è una passione.

Fra andare a muso duro contro una situazione obiettivamente difficile, costi quel che costi e diversificare il rischio lavorando anche in un altro settore ho scelto la seconda.

Per questo 2023 ho scelto di svernare lavorando come operatore di logistica per Amazon, un lavoro part-time che mi permette di dedicare il tempo necessario all’apicoltura invernale.

L’inverno è un periodo di forte incremento della mole di lavoro per questo settore, mentre per l’apicoltura è un periodo piuttosto tranquillo.
Diciamo che per noi riminesi è un po’ come andare a fare la stagione estiva, ma al contrario…

Tranquilli, miele e pappa reale dell’Apematta sono sempre disponibili.

Se vuoi garantirti un prodotto di sicura qualità, rivolgiti sempre ad un apicoltore per l’acquisto del miele, se ne giova il portafoglio, la salute ed il territorio.

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